Storie

“buttare il cuore oltre l’ostacolo” fa fare grandi cose…

15 Luglio 2020
Pierpaola Mayer
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Ricordo con piacere il pomeriggio in cui Pierpaola Mayer mi ha accolta in quella splendida sala che all’epoca era il suo ufficio: non solo ho bevuto il mio primo caffè al gingsen, ma ho avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con una grandissima professionista del settore culturale. Di lei mi ha colpita la forte determinazione al risultato, inutile dire la preparazione in materia, ma soprattutto la dolcezza dei suoi occhi e del suo sorriso. 

Ero piena di dubbi sul mio futuro e da qualche anno in una terra che ancora non sentivo amica, parecchio avvilita e quasi sicura che sarei tornata a Milano da lì a poco. Non posso dire che il merito sia stato tutto suo, fatto sta che uscita dal Cortino alcune paure e incertezze ho iniziato a metterle da parte e la filosofia della “ruota che gira” ha trovato definitivamente casa nei miei pensieri.

In un contesto come quello di MammaPigna il suo esempio di imprenditrice e mamma non poteva che venire raccontato attraverso un’intervista che approfondisce alcuni aspetti a noi cari e svela tutta la forza di una grande donna che ha saputo coniugare, non senza fatica, una brillante carriera con il ruolo di madre creativa e “fuori dal coro”.

Pierpaola Mayer

Per MammaPigna rappresenti un modello di imprenditrice della cultura, da dove nasce questa passione verso l’arte e verso la valorizzazione della cultura in tutte le sue forme?

Questa passione si è costruita nel tempo e sicuramente ha una componente anche genetica, nel senso che corrisponde al mio approccio positivo nei confronti della vita e mi porta quasi sempre a “buttare il cuore oltre l’ostacolo”, come si suol dire. C’è inoltre in tutto questo anche un legame con le origini ovvero con la mia famiglia e in particolare con mia madre che fin da bambina ha saputo farmi scoprire il piacere della lettura, dell’approfondimento e anche della sperimentazione creativa. Il fatto che io con i pastelli imbrattassi alcune pareti di casa non era per lei un problema, e anche se mi riprendeva lo faceva in modo soft, questo per dire che comprendeva che in qualche modo si trattava di un gesto liberatorio che consentiva anche in qualche modo le prime sperimentazioni di consapevolezza del sé. Cosa questa che poi io stessa ho replicato con mia figlia.

La cultura (cito tue parole) “è uno strumento di crescita e di sviluppo, le cui potenzialità non sono così manifeste ma che come nei confronti di un “genio incompreso” mi sforzo di promuovere, evidenziare e cogliere in tutto ciò che faccio”. Viviamo in un mondo che, come recentemente ha dimostrato/confermato il periodo di quarantena, pare immune e insensibile al bisogno e ai bisogni della cultura: chiudono i teatri, i musei le attività culturali, ci si “dimentica” dei lavoratori di questi ambiti e per loro si parla di riaperture oltre la fase 3. Come possiamo educare le future generazioni al “bisogno di cultura”? 

Questa è oggi più che mai la vera scommessa, ovvero fare in modo che il bisogno di cultura non sia considerato un optional, un mero accessorio ma un vero e proprio bisogno primario alla stregua di quello del cibo, del divertimento, della socializzazione, dell’attività sportiva ecc. Come fare? Innanzitutto demolendo nei fatti il Paradigma CULTURA=NOIA=FATICA. Cosa significa demolire nei fatti, significa a mio avviso partire dall’etimologia stessa della parola Cultura ovvero da quella radice latina che deriva dal verbo colere e che significa coltivare. L’immagine alla quale potremmo ispirarci è proprio questa dell’azione del coltivare la terra dove i libri, i film, la musica, il teatro, l’arte ecc.  sono i semi, la terra è l’ambiente caldo e amorevole che potrebbe essere tradotto come la famiglia, il gruppo inteso come classe, come amici, come portatori d’interesse ed infine l’acqua che rappresenta il legante, l’anello di congiunzione tra i semi e la terra, più l’acqua sarà ricca di proprietà più la pianta crescerà rigogliosa e darà un raccolto abbondante e nuovi semi. Partendo dalla metafora a chi assegnare dunque il ruolo dell’acqua se non agli educatori siano essi mamma e papà o insegnanti/educatori. A loro il “compito” in primis di trasmettere il piacere della cultura non ricorrendo però più ad approcci didattici tradizionali ma sapendo fare storia, geografia, letteratura, chimica, matematica, fisica e chi più ne ha e più ne metta ad esempio portando in tavola/in classe un piatto di spaghetti al pomodoro. Un approccio metodologico nuovo, interattivo e interdisciplinare al quale poi fare seguire però rigorosamente una fase di studio, ovvero quel momento fondamentale in cui ciascuno deve fissare le informazioni e sedimentarle perché torneranno utili nei successivi percorsi di scoperta. Una modalità che porterebbe alla piacevole consapevolezza che la cultura non è un bisogno accessorio, ma primario e di tutti.

Parlaci del “Distretto turistico” e dei progetti in essere o in via di sviluppo.

Il Distretto Turistico Venezia Orientale istituito dal MiBACT  con L.106/2014 e di cui dal 2016 ho assunto la direzione tecnica si sta facendo promotore di diverse iniziative tra queste un programma di eventi e di mostre temporanee che fanno capo al progetto Mo.DI (Mostre Distretto) un contenitore di iniziative turistico-culturali che ruotano principalmente attorno alla pittura, alla fotografia e al design industriale e che ha trovato la propria sede all’interno di un nuovo spazio espositivo e culturale :  l’ex Palazzo vescovile di Portogruaro. Attualmente è in corso la mostra “La Collezione Cavallini Sgarbi” che rimarrà allestita fino al 4.04.2021. Una mostra di grande richiamo non solo per il collezionista, il ben noto critico d’arte Vittorio Sgarbi, ma soprattutto per la qualità delle opere esposte che consentono un viaggio immersivo nell’arte dal ‘400 al ‘800.

Inaugurazione Collezione Cavallini Sgarbi

Hai voglia di raccontarci una tua sconfitta professionale che però ti ha aiutata a cambiare rotta e scoprire nuove mete?

Ci provo, più che sconfitta si tratta di un errore di valutazione o meglio ancora di un non aver saputo, o più probabilmente di un non aver voluto guardare la realtà per quella che effettivamente era sia sul piano umano che professionale. Di non essermi resa conto che dopo tanti anni l’amicizia che credevo ci fosse non era poi così tale e così forte da far mettere ai miei interlocutori in secondo piano l’interesse personale e professionale. Il tutto poi avveniva in un momento della mia vita particolarmente difficile nel quale avevo subito un lutto familiare importante, ma come i nostri saggi dicono ” chiusa una porta si apre un portone” e per certi versi così è stato anche per me.

Cosa consiglieresti ad una giovane donna che volesse intraprendere il tuo stesso percorso di questi tempi?

Consiglierei a questa giovane donna di ascoltarsi dentro per capire bene quale sia il motore, la molla che la spinge a fare questa scelta. Una volta appurato questo di non badare ai detrattori, a quanti da imperitura memoria sconsigliano qualsiasi intrapresa e di dare gambe ai propri sogni e concretezza ai propri progetti, misurando e impegnandosi costantemente nell’ analisi critica dei traguardi raggiunti, sia in termini positivi che negativi, e sempre con occhi attenti e soprattutto rivolti al futuro inteso come formazione e attitudine costante al nuovo e al futuribile.

Credi che l’essere donna abbia mai limitato la tua crescita professionale? 

L’essere donna non ha mai limitato la mia crescita professionale tuttavia in tantissime occasioni ho avuto modo di riscontrare quanto e come gli ambienti di lavoro siano ancora molto condizionati non solo dalla presenza ma soprattutto da una mentalità fortemente maschilista.

Donna e Mamma

Carriera e maternità, rimangono due concetti che procedono su binari paralleli senza possibilità di incontro? Tu come hai vissuto questo connubio delicato? 

Conciliare “carriera” e maternità non è stato semplice, non dovrebbe essere così, per gli uomini non lo è mai stato, ma per noi donne invece sì. Dover combattere con i sensi di colpa perché la testa era ad esempio impegnata in un progetto da dover consegnare e tua figlia aveva il saggio di danza e tu non avevi ancora provveduto ad acquistare quel paio di calze che andavano a ruba perché in pochi esemplari, mentre invece tutte le altre mamme avevano già da tempo provveduto, oppure trovarti a rinunciare a quell’incontro con gli insegnanti perché concomitante con una riunione di lavoro importante e poi tornare a casa e sentirti un verme…..ecc. ecc.

Tuttavia quella che ritengo una possibile “soluzione”, se di soluzione si possa o si debba parlare, al dilemma carriera/maternità è molto semplicemente essere comunque sé stessi, presentandosi ai propri figli con pregi e difetti passione lavorativa compresa. La famiglia come tutti sappiamo incide moltissimo sullo sviluppo e in tanta parte sulle scelte di un figlio, e ritengo non ci sia niente di più sano e positivo che vedersi circondati da persone che nel bene e nel male sono consapevoli e soddisfatti delle proprie scelte in qualsiasi campo decidano di impegnarsi e di operare. Al di là del poco tempo trascorso con un figlio penso sia in assoluto più deleterio avere ogni giorno a che fare con un genitore scontento, frustrato per ciò che avrebbe voluto fare/realizzare e per enne motivi non ci è riuscito.

Visita il sito del Distretto Turistico Venezia Orientale per scoprire tutti i progetti:

Distretto Turistico Venezia Orientale

La Collezioni Cavallini Sgarbi

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