Storie di Pigne incontra Roberta Sedocco nel 2014. Non ci dilungheremo a lodarne le indiscusse capacità, di questo ha già scritto in maniera entusiasta il critico d’arte e gallerista Aldo Maria Pero definendola “…un’artista di sicuro talento con preziose componenti di originalità…”, ma proveremo a farvela conoscere meglio, cercando di trasmettere, attraverso le sue parole, la solarità, la pazienza e la disponibilità che la caratterizzano.
Roberta lavora nell’ufficio amministrazione del Teatro Stabile del Veneto; dietro a questo suo impiego, che poco ha a che fare con l’arte, “nasconde” una grande passione per i pennelli. A dire il vero utilizzare il verbo “nascondere” non è del tutto appropriato in questo caso: la sua scrivania a lavoro e l’area subito circostante lasciano intravedere un forte interesse per la pittura e l’astratto e negli ultimi anni la sede padovana dello Stabile vanta sue bellissime creazioni nei corridoi degli uffici…
Prima di leggere la breve intervista vi consigliamo di visitare il sito https://www.robertasedocco.com e scoprire le molteplici sfaccettature della sua passione che nel corso degli anni le hanno fatto scoprire nuove tecniche, materiali e stili.
Noi i suoi gioielli li abbiamo indossati e due delle sue splendide tele dominano dall’alto il salotto del Team Veneto di Storie di Pigne… perché circondarsi di bellezza fa bene al cuore e all’anima.
Dove nasce la tua “chiamata ai pennelli”?
La mia “chiamata ai pennelli” se così si può chiamare, è iniziata non giovanissima, ma nel 2007 un po’ per gioco e curiosità.
Sono sempre stata un’amante dell’arte e quindi ho voluto mettermi in gioco e provare le mie doti artistiche; fu così che iniziai a prendere lezioni private da un bravissimo maestro, partendo con il disegno, i classici e le varie tecniche pittoriche.
Dopo qualche anno è emersa la voglia di creare qualcosa di mio.
Spesso quando si parla di astratto si pensa a macchie di colore disposte su tela completamente incomprensibili, che potrebbero benissimo essere il prodotto di un bimbo di pochi anni. C’è da tener presente che, contrariamente alle apparenze, anche l’arte astratta, non meno di quella figurativa, soggiace a regole e a principi compositivi ben precisi, pur rimanendo libera espressione dello stato d’animo e delle esperienze interiori di ogni artista. C’è voluto un po’ di tempo per creare un mio stile, che comunque è sempre in costante mutazione e sperimentazione, ma all’inizio la mia pittura si è ispirata molto a quella di Pollock, De Kooning, Kline, Vedova e ad altri artisti.
…quindi come definiresti la tua pittura?
Astratta informale.
Per me la pittura è una passione ed un hobby. Una valvola di sfogo e di liberazione dal peso delle giornate. Quando dipingo, la mia mente si libera e tutti i pensieri, le tensioni svaniscono, diciamo una sorta di terapia rilassante, dove la mia mente lascia campo libero ai colori per dar vita alle mie sensazioni ed emozioni, perché l’attimo istintivo è lo sfogo senza vincoli che mi appartiene.
Dalle tele ai quadri da indossare: da cosa è nata l’idea?
L’idea è nata circa 10 anni fa, dal fatto che quando dipingevo, di frequente mi pulivo le mani negli indumenti che indossavo che erano spesso gli stessi e quindi dopo un po’ diventavano anch’essi una tela variopinta di colori e segni, e siccome il colore acrilico una volta asciutto si fissa e non va più via, mi sono detta perché non dipingere nell’abbigliamento quello che dipingo sulla tela? E così è iniziata anche questa esperienza pittorica su magliette, abiti, pantaloni e accessori come borse ecc. che mi ha portato ultimamente a fare collane, gli orecchini e gli anelli…
C’è un’opera alla quale sei particolarmente legata?
I quadri ai quali sono legata particolarmente sono parecchi. Il primo è quello che ho realizzato a scuola con il mio maestro ed è il mio primo astratto dove ho avuto la sua approvazione. Gli altri sono quelli della sperimentazione di cambio di stile e di sperimentazione di materiali diversi.
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