Capitano siamo pronti a salpare!
Mollate gli ormeggi
La nave mercantile della flotta di sua maestà era partita, carica di viveri e soprattutto di birra per i soldati che aspettavano impazienti nelle Indie.
Il vento gonfiava le vele, la terra ferma scompariva alle spalle e l’oceano nel suo completo splendore si apriva concedendo tutto sé stesso all’equipaggio che come sempre intonava l’inno inglese.
Il viaggio dei cento giorni era partito.
In un percorso così lungo, ci sarebbero da raccontare molte storie, come vivevano gli uomini sulla nave, come erano le giornate ordinarie e straordinarie delle persone a bordo, tuttavia per questo ci sono già dei libri, quindi vi racconterò una piccola storia, quella del mozzo più giovane e del suo primo viaggio.
Eccolo lì con il suo straccio che pulisce il ponte, contento di fare il lavoro più umile perché lo porterà a scoprire il mondo, a vedere terre sconosciute.
Essendo l’ultimo arrivato veniva chiamato ogni giorno da tutti, finiva talvolta in cucina, ad aiutare l’aiuto-cuoco, scendeva nelle stive a prendere cibo e qualsiasi cosa volessero i superiori, cioè tutti gli altri.
Correva tutti i giorni da poppa a prua, e seppur stanco non lo faceva mai vedere, e questo suo essere pronto per qualsiasi richiesta gli aveva valso il diritto di poter portare il pranzo al capitano, una volta alla settimana.
Quando il vice-capitano Callum gli diede la notizia, Charlie rispose “Sarà un onore portare il pranzo al capitano”
La prima volta fu un po’ deludente, Charlie entrò nell’ufficio del capitano, e come da indicazioni lasciò il pranzo sul tavolo di legno intarsiato dopo aver salutato e uscì.
Il capitano non lo degnò nemmeno di uno sguardo, intento a guardare la cartina e a tracciare rotte.
La seconda volta a seguire andò un attimo meglio, il capitano rispose al saluto, Charlie si abituò e questo suo nuovo compito e divenne come uno dei tanti, anche perché la magia della stanza del capitano, la più grande, la più bella della nave, svanì dopo esserci entrato svariate volte.
L’emozione non svanì mai quando nella stiva si fermava a chiacchierare con David il responsabile della merce o come diceva lui, il custode dei barili.
David era un uomo di mezza età con due figli sulla terra ferma, che aveva iniziato come Charlie ed era talmente tanto rimasto affascinato dalla nave che aveva preferito vivere per mare.
David era anche amico di quasi tutti i publican d’Inghilterra a detta sua e conosceva un sacco di aneddoti sulla birra, insomma era un gran chiacchierone, e Charlie lo ascoltava con piacere, anche perché qualche volta ricavava una razione in più di biscotti di mare.
La sorpresa arrivò al settantesimo giorno, nel quale David chiese a Charlie di rimanere per festeggiare.
David era solito fare un brindisi con il vino quando il viaggio aveva superato ampiamente la metà, perché seconda la sua esperienza, se doveva succedere qualcosa di brutto sarebbe successo prima.
Charlie anche se non era per niente d’accordo con il pensiero del suo amico rimase a brindare con il suo amico e ne rimase sorpreso.
Assaggiò la birra più buona che avesse mai provato, era più amara, più forte, più alcolica, la sua gola scaldata velocemente dal torpore alcolico ringraziò come fece anche il suo stomaco, data la giornata ventosa e per niente calda che c’era fuori dalla stiva.
“E’ birra vero?” – chiese Charlie
“Certo, di quelle che non hai mai provato, è un invenzione del mio caro amico birraio di Burton”
“Mamma mia che bella invenzione”
“Mi raccomando tu non l’hai mai assaggiata, ce ne sono solo due barili e andranno agli ufficiali” – sentenziò David
“Non lo dico di certo a nessuno”
Non so se fu il brindisi o le parole pronunciate ma il viaggio da li in poi andò sempre meglio, le giornate erano sempre più serene e di notte il cielo era sempre più luminoso.
Quando arrivarono a destinazione, Charlie aiutò David a portare a terra i barili di birra ed ebbe il privilegio di portare agli ufficiali il barile a loro destinato.
Alla sera dinnanzi ad una cena diversa dalla carne in salamoia, uno dei pochi piatti che si potevano mangiare durante la navigazione Charlie brindò con gran parte della ciurma e alcuni soldati, ma mai più brindisi fu così disastroso.
La birra era imbevibile, acida, acidissima, priva di quel sapore di luppolo tanto grato agli inglesi, sputarono tutti, o meglio quasi tutti, gli ufficiali si godevano la nuova birra, più amara, più forte sia al naso che al palato.
In pochi secondi la notizia che c’era una birra bevibile e pure buona fece il giro dell’intero comparto e gli ufficiali da buoni inglesi quali erano divisero i loro barili con gli altri soldati.
Un soldato dopo un gran bel sorso chiese a David come mai quella birra era resistita al viaggio e David rispose che non lo sapeva, però sapeva cosa c’era di diverso tra quella e le normali pale ale.
Charlie pensò un attimo e poi con la sua solita naturalezza disse, “più alcool ha fatto si che si conservasse, credo però che anche il luppolo abbia fatto la sua parte”
Un ufficiale già un po’ alticcio disse “Questo ragazzo farà strada”
Anche se l’intuizione fu corretta Charlie non fece strada in marina, ma la fece in birrificio, si appassionò alla cara e vecchia pale ale e fu un grande sostenitore delle Indian Pale Ale, quelle birre più forti, più alcoliche e più luppolate che venivano fatte per far si che la birra rimanesse buona e salubre durante i 100 giorni di viaggio tra l’Inghilterra e le Indie.
Questa storia è pura invenzione, sta di fatto che le prime birre che attraversarono l’oceano potrebbero essere arrivate non in perfetta forma e che i birrai inglesi dovettero inventarsi qualcosa di nuovo per far arrivare ai loro connazionali un prodotto degno della loro bravura.
Chi l’abbia fatto, come e quando non è dato sapere…
E’ bello pensare che le nostre care e famosissime Ipa, siano nate per questo motivo.
Qualche informazione in più sulle Indian Pale Ale
Stile inglese ad alta fermentazione, colore oro con riflessi aranciati, ben presente il gusto di luppolo ben bilanciato dal malto, gradi alcolici tra i 6° e i 7,5°
Esiste da qualche anno a questa parte, la versione americana (quella più famosa e che conoscono in tanti), più amara e più secca, dal gusto di luppolo pronunciato tipico di quello americano che dona sentori di agrumi, gradi alcolici tra i 7° e gli 8°.
Entrambi da versare nella pinta inglese oppure nella pinta americana, si abbinano bene alla carne alla griglia, hamburger, cheescake, torta di carote e anche piatti orientali.
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