Storie

VITTORIA’S FARM: un progetto dove vivere diversità e contaminazione

2 Settembre 2021
VITTORIA’S FARM
Reading Time: 7 minutes

In Val Gandino, vallata laterale della Val Seriana nella provincia di Bergamo, Alessandra e Stefano, “aiutati da Vicky”, la cagnolina setter inglese esperta in pet-therapy, hanno dato vita a Vittoria’s Farm: un luogo di condivisione e di incontro tra persone che vogliono godere dei benefici dell’immergersi in un ambiente naturale e della relazione con gli animali.

Ci siamo fatte raccontare qualcosa di più sul progetto #vittoriafarmproject dalla sua promotrice Alessandra, naturalista che si occupa di educazione ambientale, ecoturismo, divulgazione scientifica e di interventi assistiti da animali (pet-therapy); ne è venuta fuori una lunga chiacchierata che illustra a tutto tondo la realtà di Vittoria’s Farm e conquista per la sua natura “fuori dal coro” che a noi piace davvero moltissimo.

L’origine: da cosa ha preso “vita” il progetto?

La Vittoria’s Farm è come una cornice nella quale andare a comporre un puzzle: era necessaria.  

Alessandra

È sì un luogo, una sede di attività, ma è soprattutto un nome che raccoglie ad ombrello tutta una serie di progetti e di utenze. Tanti progetti per anni nei cassetti delle idee, tanta voglia di “fare rete”, di collaborare con altre figure professionali che potessero allargare il mio sguardo da naturalista. C’è un mondo variegato e in continua evoluzione nel termine #vittoriafarmproject.


Anni di educazione ambientale e di uscite da guida naturalistica qui e là, tante tappe e tanti spostamenti.
Mi serviva un luogo quotidiano dove accogliere le persone in una cornice ad hoc ma anche dove star sola tra piante ed animali a sperimentare, decantare, apprendere. Una cascina acquistata con l’appoggio forte e amorevole del mio compagno che mi sostiene da sempre.
Una casa dove vivere da conciliare con il mio lavoro, con tutto quel che ne comporta.

Le esperienze alla Vittoria’s Farm 

Sul sito ne vediamo davvero per tutti i gusti, ci dai un consiglio per scegliere quella più adatta ad ognuno di noi?

Finchè non conosco ognuno di voi non posso rispondere.

Alessandra

Il presupposto sta qui: progettare su misura. Voi vi raccontate al punto giusto, con i vostri bisogni, le energie e il tempo a disposizione e i vostri obiettivi. Noi proponiamo esperienze che si sposano bene con voi. Però se siete donne… Dovete unirvi al movimento Donne con gli Scarponi! Per forza!

A proposito di “diversità” 

C’è un’attività alla quale sei particolarmente legata?

Più che ad un’esperienza specifica sono legata ad una tipologia d’utenza, quella della disabilità, sia fisica che cognitiva. Che ora meglio chiamo diversità in funzionamento, più che disabilità. In questo amo farmi appoggiare dalle colleghe in interventi assistiti e dal collega psicologo con il quale in particolare abbiamo ideato il progetto Garden.

 Lavorare con e per la diversità umana ti cambia tutte le carte in tavola, è uno stimolo immenso e di pari passo vanno la stanchezza ma anche la soddisfazione. Lo sperimento sempre con la pet therapy (interventi assistiti) sul piano relazionale diretto; ora lo sto sperimentando sul legame indiretto e a lungo termine con il progetto Garden. Coinvolgere qui la scenografa progettista che abbiamo in squadra è stato un bingo.

Siamo riusciti ad iniziare a portare in giro per la Lombardia dei biodiversity garden, ma che non fossero solo qualcosa con un grande valore naturalistico. Sono giardini per queste utenze speciali, oltre che per le scuole, dove le persone hanno la biodiversità intorno a loro quotidianamente e alla loro portata.

Non vediamo l’ora negli anni di vedere nero su bianco quali risvolti e benefici porterà questa quotidianità immersiva con piante e animali.

Alessandra
Il lavoro di squadra

Con voi collaborano diversi professionisti “per fondere come in un bel quadro dottrine diverse” come leggiamo dal sito

Esattamente. Non mi piace lavorare da sola. Ovviamente, anche per mera necessità economica del cliente, dove basta la naturalista ok, faccio da sola. Ma appena è possibile è di gran vantaggio per tutti che ci sia spazio per la scenografia, i laboratori artistico esperienziali, la pet therapy, la psicologia, la motoria… Se la natura ci insegna che più c’è diversità più c’è ricchezza, parimenti anche una persona più fa esperienze e vive approcci diversi, più acquisisce competenze diverse e più è una persona… Ricca e sicura di sè.

Diversità e contaminazione.

Ci racconti come riuscite ad amalgamare saperi differenti per dare vita a progetti unici?

Diversità e contaminazione sono i due termini alla base di tutto quello che facciamo, la nostra ricchezza, il messaggio che vogliamo passare. Giocare con i punti di vista nella vita mi è sempre piaciuto.

Lavorare deve darmi anche stimoli mentali, insegnarmi qualcosa, arricchirmi. Sarà un’arricchimento potente di cui godrà anche l’utenza.

Alessandra

Affrontare una tematica con due o più professionisti differenti negli ambiti formativi è sempre entusiasmante. Il problema gestionale più grande è che quando più cervelli carichi iniziano a creare, c’è troppo materiale, e bisogna esser bravi a filtrare il giusto e riporre il resto in nuovi cassetti.

Ovvio, occorre partire da un presupposto rugbistico, lo sport dal quale provengo: una squadra di figure diverse per ruoli diversi, dove nessuno può permettersi di non essere in campo con la sua energia e dove la condivisione è tutto ciò che è necessario.

Vittoria’s Farm: molto di più di una definizione.  

Una peculiarità della vostra realtà…

Credo la peculiarità più grande si possa riassumere in una battuta: non sappiamo come autodefinirci. Non so come definire la Vittoria’s Farm. Le scuole cercano una “fattoria didattica”, le famiglie cercano “un agriturismo”. Io li correggo dicendo che siamo un “polo di divulgazione scientifica”, però non è giusto neanche questo, perché non c’è solo la parte naturalistica alla quale si rifà quell’accezione.

Le persone mi chiamano per prenotare un tavolo come se fossimo una trattoria. Qui non ci sono caprette, mucche e cavalli o pony da toccare e fotografare. Ci sono i miei animali domestici sì, ma non sono un piccolo zoo per lo svago di chiunque.
Voglio e vogliamo parlare di animali selvatici, di boschi, far vivere alle persone esperienze di relazione con l’ambiente naturale che li circonda e con cui interagiscono. Basta poi praticamente sempre accettare quello che la Farm non è e provarla. Si manifesta sempre una componente emotiva molto forte, si capisce quello che siamo. Di solito piace, perché è diverso, perché è genuino, perché non sto guardando ma sto vivendo qualcosa.

Curiosità

Ci descrivi una giornata tipo nella Vittoria’s Farm?

Impossibile perché non c’è una giornata tipo. Non c’è nulla di preconfezionato. Quando accogliamo un gruppo, qualsiasi tipo di utenza sia, facciamo una bella chiacchierata con i referenti di quel gruppo e progettiamo delle esperienze su misura. Possiamo fare esplorazioni naturalistiche, possiamo svolgere attività tra le coltivazioni, vivere la relazione con cani e asini in cornice di interventi assistiti, mettere in gioco laboratori artistici o di movimento… Spesso c’è il mescolamento di due o più di queste cose.

L’unico punto fermo è la presenza di un vissuto emozionale e attivo.

Alessandra
E domani?

Il futuro cosa riserva?

Chi lo sa… Con le complicanze organizzative che ci hanno imposto queste stagioni legate alla problematica covid19 c’è stato un adattamento e una modificazione a quelli che erano “i piani originali”. Volevo puntare sugli interventi assistiti, volevo piantumare molte più coltivazioni, volevo arrivare ad avere un giardino liberamente fruibile dal pubblico con più sentieri, più percorsi, per far vivere il biodiversity garden della Farm come qualcosa di immenso.

Invece mentre questi obiettivi sono stati rallentati, altri progetti sono nati ed esplosi, come il progetto Garden, per il quale la Farm si è trasformata nel prototipo di sperimentazione, e come alcuni percorsi a lungo termine con delle scuole.

A medio termine mi piacerebbe arricchire ed affinare sempre di più ‘la squadra Vittoria’s Farm’, riuscire ad avere un gruppo di lavoro più strutturato per far funzionare in modo più indipendente dalla mia figura i diversi aspetti. Mi piacerebbe poter viaggiare alla scoperta di altre realtà estere con obiettivi in assonanza ai miei, per apprendere e, di nuovo, lasciarmi contaminare.

Più a lungo termine non ve lo dico, perché è un sogno forse troppo ambizioso. Ma dopotutto, qualche anno fa dicevo così anche della Vittoria’s Farm che ancora era solo una vaga idea…
Quindi ci spero, e ci lavoro.

Alessandra

Ci auguriamo di avervi incuriosito e fatto venire voglia di vivere un’esperienza firmata Vittoria’s Farm nel rilassante e bellissimo Biodiversity Garden incorniciato dall’incantevole Val Gandino!

Informazioni

Volete scoprire di più su questa realtà sempre in fermento?

Visitate il sito di Vittoria’s Farm  https://vittoriafarm.com/
Seguite i suoi canali social Facebook  https://www.facebook.com/vittoriasfarm e Instagram https://www.instagram.com/vittoria.farm/

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